Le Chiese
Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista.
Risale al XV secolo, ed è situata all’interno della piazzetta del castello dove una delle torri è stata adattata ad abside della parrocchia.
La facciata della chiesa è a una sola navata, con cappelle laterali nel transetto, al cui interno presenta, sulla volta absidale, un grande affresco raffigurante il battesimo di Gesù, datato 1608 e attribuibile alla scuola del pittore genovese Giambattista Paggi (1555 – 1627), nel quale sono effigiati anche Agostino e Cecilia Spinola i feudatari e donatori del momento.
All’interno, nel lato destro della Chiesa è custodita, protetta da sofisticate misure di protezione, la preziosa tavola raffigurante la Vergine con Bambino di Barnaba da Modena (attivo in Liguria e Piemonte tra il 1361 e il 1383); mentre ai lati dell’abside sono presenti tele cinquecentesche raffiguranti il santo San Giovanni Battista e San Domenico.
Sono custodite all’interno della Parrocchia, protette da sofisticate misure di sicurezza, le reliquie dei Santi Martiri . Quattro urne o cassette dove nella prima si leggono ben chiari, visibili e distinti i seguenti nomi: S. Placido M; S. Vincenza M; S. Lucido M; S. Celestino M.
Nella seconda: S. Claro M; S. Florinda; S. Bonifacio M; S. Illuminato M; S. Massimo M; S. Laureato M.
Nella terza, vi si leggono, tra gli altri illeggibili, i seguenti nomi, piuttosto chiari, visibili e distinti: S. Liberata M; S. Giocondiano M; S. Alidoro o Elidoro M; S.Desiderio M.
Nella quarta: S. Cinzio M; S. Donato e compagni Martiri. Alcune altre reliquie non portano nome, altre racchiuse in piccole custodie di vetro o cofanetti, contengono certamente reliquie di Santi ma non Martiri.
Inoltre all’interno della Chiesa vi è un crocefisso ligneo risalente al secolo XVIII, opera della bottega di Anton Maria Maragliano (1664-1739), scultore genovese famoso per le Casse e Crocifissi entrambe con funzione processionale prodotte per le Casacce (grandi confraternite genovesi), e una statua lignea sempre attribuita alla bottega del Maragliano raffigurante Madonna con Bambino
La chiesa è stata restaurata nel 2008 grazie alla donazione di Luigina Baldo scomparsa nel 2005.
La Pieve di S. Giovanni Battista (Chiesa Romanica).
La chiesa romanica di S. Giovanni Battista al Piano è probabilmente ciò che rimane di un nucleo più antico di Lerma, denominato Rondinaria, distrutto nel 1166 da Guglielmo del Monferrato. Per lungo tempo fu la parrocchiale di Lerma e solo nel ‘500 cedette il proprio ruolo all’oratorio posto all’interno del borgo murato. Rappresenta una fra le non molte costruzioni religiose arcaiche dell’area Ovadese conservate pressoché integre. Le strutture sono di assoluta semplicità nell’alzato che ripete le tecniche delle architetture contadine, nel tetto a doppia falda sostenuto da capriate a vista, nelle rudimentali superfici esterne cementate da mescola di calce e sabbia. La forma a capanna è emblematica di questa derivazione dagli edifici rustici del contado, dai quali la Chiesa si distingue per le dimensioni più ampie e solenni; per il campani letto a vela in parte aggettante tra la falda di colmo e la murata meridionale; per l’abside semicircolare sormontata dal catino ribassato, elementi della peculiare funzione liturgica della costruzione. Oggi cappella cimiteriale conserva al suo interno un pregevole ciclo di affreschi raffiguranti “Storie della Passione” risalenti a più periodi storici. Opera di un gruppo di artigiani frequentemente anonimi e più o meno stabilmente aggregati che si firmavano “Maestro di Lerma”. Sulla facciata, di fianco al portale, un affresco raffigura S. Cristoforo Martire protettore dei viandanti che passavano da una riva all’altra del vicino fiume Piota; nella controfacciata interna compare l’immagine di S. Bartolomeo, e sempre all’interno, il catino propone un modello iconografico diffuso per tutto il medioevo: al centro il Cristo in mandorla attorniato dai simboli del Tetramorfo. Alla figura del Salvatore, in posizione frontale, rilevata su una prevalente policromia di rossi e grigi, fanno corona, nell’arcosolio dell’abside, i busti dei dodici profeti messianici testimoniati dalle scritture veterotestamentarie, corredati da iscrizioni latine sviluppate su filasteri a volute che assolvono anche funzioni ornamentali e definiscono i singoli riquadri. Nelle scritte, sono leggibili alcuni nomi dei personaggi rappresentati (Malachias, Ezechiel, Isaias…); gli affreschi appaiono in stretta contiguità, non solo spaziale, ma anche stilistica, con le immagini del catino dell’abside. Affinità stilistica e iconografica ribadita nelle sei immagini di santi che decorano il quadrante mediano dell’abside e nel quadrante inferiore esterno dell1arcosolio, sulla destra dell’altare, è raffigurato S. Antonio Abate; e nello sguancio della monofora sulla sinistra del presbiterio, una fascinosa Madonna col Bambino.
Il Santuario di N. S. delle Rocchette.
Il vero nome è Santuario di N.S. delle Grazie ma volgarmente è chiamato delle Rocchette o della Rocchetta per i neri strapiombi di puddinga su cui poggia. Costruito nel XIII secolo come dipendenza del monastero di Santa Maria di Banno, era adibito come ospizio che offriva alloggio a viandanti e mulattieri che percorrevano la “via del sale” che metteva in comunicazione l’Alto Monferrato con la Liguria. In seguito tra il XVI e XVII secolo viene ampliato dalla famiglia Spinola, un ringraziamento per la sospirata nascita di un erede, che per l’evento donarono al Santuario la famosa tavola “Madonna con bambino” di Barnaba da Modena oggi custodita nella Chiesa Parrocchiale. Lungo la strada che porta al Santuario è possibile ammirare le edicole di una via Crucis in muratura, in gran parte erose e scalcinate, che rammenta al pellegrino la Passione di N. S Gesù Cristo, dove l’ultima domenica di maggio si celebra la Festa Nuova, festa di antiche tradizioni augurali.
Le Chiese Campestri di: S. Bernardo – S. Pantaleo – S. Rocco – S. Sebastiano.
Si tratta di chiese erette in onore di Santi protettori dei viandanti e degli agricoltori. Presso di esse si celebravano un tempo, le “rogazioni”, riti per propiziare buoni raccolti e per scongiurare calamità ed epidemie. In particolare nella chiesa di S. Rocco c’è un dipinto che raffigura il Santo con alle spalle un angelo che regge la scritta: Eris in peste patoronus; presso la chiesa di S. Sebastiano fu collocato il lazzaretto durante la peste del 1630 e le epidemie di colera di fine ‘700. La chiesa di S. Bernardo ha sul fronte un porticato che è stato per secoli rifugio di viandanti e di erranti di ogni specie. S. Pantaleo si trova lungo la strada per le Capanne di Marcarolo, un tempo uno dei pochi valichi appenninici esistenti, ed ha anch’essa sul fronte originario i ruderi di un ampio porticato.