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Storia di Lerma

Di origine medievale, posto fra i colli dell’Alto Monferrato, là dove iniziano i contrafforti dell’Appennino Ligure – Piemontese. Domina dall’alto della sua rocca la valle del Piota, che fu, fin dall’epoca romana, una delle più importanti vie di comunicazione tra la Liguria e la Pianura Padana.
Le origini risalgono al 1166, quando Guglielmo V di Monferrato infeudato dall’imperatore Federico Barbarossa di Castelletto, Rocca, Rondinaria e Tagliolo, cerca di conquistare il castello di Parodi per renderlo a Guglielmo Saraceno, signore del luogo e suo nipote, a cui i Genovesi l’avevano strappato con l’inganno. Durante l’ampia manovra di accerchiamento che il monferrino conduce lungo la valle del Piota, viene distrutta Rondinaria, il mitico insediamento creato dai cercatori d’oro lungo la valle. Gli scampati alla devastazione, signori e popolani, si rifugiano allora su un rilievo scosceso che domina la valle, che presto cercano di fortificare. Sono loro che secondo la tradizione, che danno vita a Erma o Elma, l’attuale Lerma. Per questa sua posizione dominante, il paese, pur essendo un piccolo centro, rivestì sempre un grande interesse strategico, come testimoniano ancora notevoli vestigia delle sue fortificazioni: un castello signorile, un piccolo borgo “ricetto”, una torre quadrata d’avvistamento antisaracena detta dell’Albarola costruita da Berengario II re d’Italia intorno al 950.

Dell’esistenza di un luogo fortificato si parla per la prima volta in un documento del 1184 con cui i signori di Morbello, di Pobleto e di Sommaripa (dai quali dipendeva il castello) promettevano agli Alessandrini la disponibilità del castello e sempre nel 1198 confermano una convenzione con Alessandria .

All’inizio del XIII secolo, il borgo diventa oggetto della lenta e progressiva penetrazione che Genova stava mettendo in atto in Oltregiogo e che interessa ben presto tutto l’Ovadese. È proprio nel 1204, che Guglielmo Tonso dichiara fedeltà a Genova e nel 1209 si dichiara vassallo della Repubblica di Genova.

Fino alla fine del XIII secolo il feudo rimane al Comune di Genova, ma è nel 1279 che il feudo passa alla famiglia genovese Della Volta che nel 1290 ne cede una parte a Brancaleone Doria (citato nella Divina Commedia nel Canto XXXIII dell’inferno, tra i traditori della patria) il quale ne completa l’acquisizione nel 1303. Lerma resta lungamente in possesso della famiglia Doria nonostante il paese viene riconosciuto come terra del Monferrato sotto la signoria dei Paleologi, finché nel 1384 Violante Doria vende il feudo al Comune di Genova. Tra il 1394 e il 1414 il feudo passa tra varie famiglie Guarco, Grillo fino alla definitiva permanenza degli Spinola dal XV al XVII.

Fatto rilevante nella storia del borgo, ricordato come, “La guerra di Lerma” durante “La Guerra dei Trent’anni”, una trentina di Lermesi con le loro donne, tennero testa a millecinquecento Spagnoli guidati da don Diego d’Aragona, Maestro di Campo di S.M. Cattolica, nel corso di una spedizione organizzata contro Luca Spinola dal marchese di Caracenas, Governatore di Milano.

La famiglia Spinola nel 1473 dichiara esplicitamente l’aderenza al Monferrato, spiccano come protagonisti Francesco Spinola e Luca Spinola al quale alla fine del XV è attribuita la costruzione del castello di Lerma.

Il 29 luglio 1649 Lerma viene assediata da truppe spagnole al comando di don Diego d’Aragona, i Lermesi posero un’eroica resistenza ma furono costretti a capitolare, ricattati, per ottenere salva la vita, furono costretti a pagare un ingente riscatto.

Alla morte di Luca Spinola, nel 1691 viene riconosciuto il feudo alla figlia Maria Vittoria moglie di Francesco Grillo, ma nel 1708, con la Pace di Utrech, Lerma entra ufficialmente a far parte dei possedimenti della famiglia Savoia. Con Vittorio Amedeo II di Savoia la situazione cambiò sensibilmente a causa di un rigido centralismo fiscale, solo una breve parentesi del dominio napoleonico portò a notevoli cambiamenti e con l’Unità d’Italia si intravede per Lerma un miglioramento per la campagna. Agli inizi del Novecento la Grande guerra porta numerosi Lermesi a morire nelle trincee del Carso o lungo le pendici del Grappa e con lo scoppio della seconda guerra mondiale si vede nascere, sui monti che circondano Lerma, un forte movimento partigiano, che fu più volte colpito dalla rappresaglia nazifascista tanto che la “Benedicta” è assurta a simbolo nazionale di sacrificio.

Oggi il borgo, dopo il massiccio spopolamento che ha caratterizzato le campagne, negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, ha trovato un suo equilibrio e cerca una valorizzazione in campo turistico poiché caratterizzata da un patrimonio paesaggistico, storico e artistico, da tradizioni enogastronomiche e folkloristiche e dalla cordialità degli abitanti.

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Ultima modifica: 28 Novembre 2019 alle 10:10
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